Nell’insegnamento della lingua agli stranieri l’attenzione è posta normalmente sulla dimensione della comunicazione quotidiana. Il dominio professionale, quando è affrontato, è spesso inteso come un campo il cui “problema” consiste nella presenza di un lessico specifico, cioè di parole da spiegare, tradurre e far imparare. Tuttavia, tale prospettiva tende a trascurare il fatto che un ambiente di lavoro, come ogni comunità sociale, vive attorno a regole, aspettative, valori, modi relazionali che devono essere appresi da chi vi entra.
Da questo punto di vista, l’impegno dell’apprendente supera il semplice fatto linguistico, cioè il riconoscimento e la comprensione di ciò che viene detto o scritto e la corretta produzione di enunciati scritti e orali, e si riferisce a una ben più ampia gamma di compiti comunicativi, le cui specificità sono, tra l’altro, determinate dalle specifiche mansioni lavorative: sapere cosa dire e a chi, saper produrre certi atti comunicativi in riferimento a specifici generi testuali, tenendo anche conto della diamesia e della multimodalità ormai comune a molti testi ecc.
D’altronde, è stato notato come il tramonto del modello fordista di produzione, la crescita e l’articolazione pulviscolare del terziario, e l’automazione di molti processi industriali abbiano cambiato “il lavoro” conferendo una (prima) sconosciuta centralità e pervasività alla comunicazione in tutti gli ambiti del mondo del lavoro.
Se la lingua per il lavoro è un’area che ha una sua specificità nel campo dell’insegnamento delle lingue, questo è dovuto soprattutto alle caratteristiche del contesto che interessa. Molto spesso, infatti, gli apprendenti sono adulti e lavoratori, con ben scarse disponibilità di tempo e, a volte, privi di specifici background scolastici, fatti che rendono assai problematica la frequenza di un corso di lingua presso una scuola. In aggiunta, l’interesse a un migliore apprendimento della lingua per il lavoro non investe il solo lavoratore, ma si estende ad altri soggetti che da questo stesso fatto traggono senza dubbio un utile: datore di lavoro, clienti, colleghi, familiari. In più, il lavoro è indubitabilmente un importante generatore di integrazione, di costruzione di autonomia per gli stranieri, e il miglioramento delle competenze linguistiche e comunicative permette un più facile sviluppo della carriera professionale, aumentando le possibilità di mobilità sociale.
Muovendosi in questo campo, è dunque preferibile privilegiare un approccio integrato, che renda possibili interventi formativi in cui partecipino, o almeno siano coinvolti e responsabilizzati, i tanti attori interessati.
Un campo, dunque, che presenta alcune oggettive difficoltà nella progettazione e realizzazione di interventi di formazione linguistica, ma che offre anche qualche facilitazione: ad esempio, non c’è necessità di ideare e proporre “spunti di conversazione” per coinvolgere gli apprendenti, perché l’ambiente di lavoro ne è già pieno, e il coglierli fornisce anzi la continua occasione di sviluppo del proprio itinerario linguistico e professionale.
In collaborazione con il Centro Europeo per le Lingue Moderne (ECML) del Consiglio d’Europa. A cura di Alexander Braddell e Matilde Grünhage-Monetti.
Il volume, curato da Alexander Braddell e Matilde Grünhage-Monetti propone alcuni modelli di insegnamento della lingua per il lavoro al pubblico degli operatori italiani (docenti, formatori, imprenditori, sindacalisti, amministratori pubblici ecc.).
Sono raccolti 12 articoli che offrono un punto di vista e una soluzione empirica agli specifici problemi che gli immigrati adulti (o giovani adulti) devono affrontare quando si trovano di fronte alle difficoltà rappresentate da una nuova lingua nel loro percorso lavorativo (o nel corso della loro formazione professionale).
Accanto all’esemplificazione di alcuni sistemi e metodologie che possono essere impiegate con efficacia negli ambiti descritti (tra cui: didattica per scenari desunti dalle pratiche lavorative, coaching, mentoring, istituzione di ruoli informali all’interno delle aziende per favorire il processo di apprendimento della lingua da parte dei lavoratori stranieri ecc.), il libro propone alcuni elementi di riflessione teorica che riguardano, ad esempio, il genere delle competenze comunicative richieste dal mondo del lavoro attuale e gli strumenti per misurarle, le migliori strategie per pianificare e svolgere un intervento di formazione linguistica, la possibilità di costruire un ambiente di lavoro che faciliti (o, quantomeno, non ostacoli) l’apprendimento linguistico, e la convenienza di optare per una distribuzione delle responsabilità dell’apprendimento tra i tanti attori sociali che compaiono sulla scena del lavoro e della famiglia del lavoratore.
Gli autori:
Alexander Braddell è consulente per l’apprendimento sul lavoro e tramite il lavoro, in particolare per lo sviluppo delle competenze di base: lingua, lettura, scrittura e aritmetica. Dirige un’impresa sociale ed è membro del gruppo che coordina il progetto e la rete Language for Work del Centro Europeo per le Lingue Moderne del Consiglio d‘Europa.
Matilde Grünhage-Monetti ha lavorato per più di 25 anni come ricercatrice presso il Deutsches Institut für Erwachsenenbildung – Leibniz-Zentrum für Lebenslanges Lernen (Istituto tedesco per la formazione degli adulti – Centro Leibniz per l’apprendimento lungo l’arco della vita) di Bonn, Germania. Dirige il progetto e la rete Language for Work, Centro Europeo per le Lingue Moderne del Consiglio d’Europa.
I cambiamenti strutturali dei contenuti e dell’organizzazione del lavoro, insieme all’uso delle tecnologie digitali, hanno fatto del saper parlare e scrivere una competenza professionale per tutti i lavoratori, indipendentemente dal settore e dalla posizione lavorativa occupata. Mai come negli ultimi anni, infatti, una parte rilevante di tutti i tipi di lavoro è costituita dalla comunicazione. Che si tratti del gestire la corrispondenza e-mail o di ricevere veloci istruzioni da un supervisore o da un collega, di comprendere rapidamente una norma di sicurezza o di fare un resoconto delle attività al collega del turno successivo, per compiere la propria mansione è necessario conoscere la lingua, scritta e parlata.
Per mettere in luce alcune possibilità di intervento, anche molto semplici e poco dispendiose, la rete Language for Work ha recentemente pubblicato una brevissima guida, disponibile anche in italiano: Lingua per il lavoro – Una guida rapida: come aiutare gli immigrati adulti a sviluppare competenze linguistiche per il lavoro.
Tale guida si rivolge a professionisti del campo dell’integrazione linguistica. Vi sono illustrati gli elementi rilevanti da tenere in considerazione sia nel contesto di apprendimento formale della lingua, sia sul luogo di lavoro attraverso modalità di apprendimento non formali e informali. Brevissimi esempi operativi offrono alcune pratiche soluzioni.
La complessità del campo, la presenza di numerosi attori, ciascuno con interessi e conoscenze diverse, ci ha suggerito di organizzare, insieme al Comune di Bologna e a Loescher, un incontro dal titolo Lingua e Lavoro. Aiutare a sviluppare competenze linguistiche legate al lavoro che si è tenuto a Bologna nella mattinata del 12 dicembre 2018.
Rappresentanti del mondo delle imprese, delle istituzioni, degli enti di formazione e della scuola e lavoratori stranieri hanno avuto l’occasione di confrontare i propri punti di vista sullo sviluppo delle competenze linguistiche sul luogo di lavoro a partire dagli spunti offerti dal volume Lingua e lavoro.
Imprese
Oggi il mondo del lavoro è sempre più privo di barriere e le aziende diventeranno, nel tempo, sempre più multiculturali. Per gli immigrati che già ci lavorano, la formazione linguistica può essere inserita nella maggior parte dei piani di formazione sul posto di lavoro. Con il giusto sostegno, il lavoro offre infatti molte opportunità per lo sviluppo della lingua. Alcuni esempi da parte di aziende mostrano che interventi in questa direzione hanno permesso ai dipendenti stranieri di rendersi più autonomi e responsabili.
In un luogo di lavoro la lingua è propedeutica all’integrazione. Un’azienda è infatti una comunità e il punto di partenza è la comunicazione, di cui la lingua è solo una parte. Favorire l’apprendimento della lingua all’interno dell’azienda significa favorire la comunicazione e la creazione di una comunità efficiente e funzionante.
Gli stranieri
I migranti che arrivano nel nostro Paese sono molto diversi fra loro. Alcuni, ad esempio, non hanno avuto la possibilità di studiare e di andare a scuola nei loro Paesi; altri, invece, hanno titoli di studio anche di alto livello, ma che nella maggior parte dei casi non sono riconosciuti in Italia. La necessità di apprendere la lingua del posto in cui vivono e lavorano è comunque trasversale.
Il lavoro degli enti di formazione
Gli enti di formazione presenti nel nostro Paese offrono percorsi professionalizzanti per favorire la ricerca di lavoro e l’inserimento nel mondo del lavoro. Tali enti hanno una vasta esperienza con i lavoratori stranieri disoccupati e in cerca di occupazione, a favore dei quali hanno predisposto corsi di lingua che erogano con l’obiettivo di facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro.
Conoscere la lingua non sempre è sufficiente: è spesso necessario presentare agli stranieri in cerca di occupazione il contesto normativo e culturale del lavoro in Italia. Con questa finalità una delle attività di formazione è rappresentata dai corsi sulla sicurezza sul luogo di lavoro, che devono essere calibrati specificamente per l’utenza non italiana.
Il mondo della ricerca
L’integrazione non può realizzarsi senza le condizioni minime di avere una anche minima competenza di comunicazione orale e di accessibilità del mercato del lavoro. L’apprendimento della lingua prosegue in maniera informale dopo la frequenza di un corso di lingua. Il contesto lavorativo è, infatti, un ambiente efficace in termini di avanzamento delle abilità linguistico-comunicative e, di conseguenza, di crescita in termini di inclusione e integrazione sociale e lavorativa.
Il Piano d’azione per l’integrazione dei cittadini di Paesi terzi, adottato dalla Commissione Europea nel 2016, fa esplicito riferimento alla necessità di programmi d’integrazione linguistica che associno l’apprendimento delle lingue a quello di capacità e competenze lavorative.
Le esperienze che intercettano lingua e lavoro sono basate sulla centralità dei bisogni dell’apprendente e sull’importanza delle motivazioni ad apprendere la lingua. L’apprendimento della lingua può, infatti, collocarsi a pieno titolo in un percorso professionalizzante costituendo lo strato specialistico, settoriale (lessico tecnico, comunicazione nel contesto lavorativo/professionale) delle abilità linguistico-comunicative.